Capitolo III. Moda del cibo american style in Italia.

L’America, è da sempre considerata la terra dove tutto è possibile, basti pensare al mito dell’american dream. Qui nascono miti, leggende e mode che rapidamente si diffondono nel resto del mondo. 
Partiamo dal cibo dei fast food. In America non ci sono regole alimentari precise. Si consumano snack veloci mangiando per strada, in macchina e lontano dai pasti. Non esiste l’abitudine di aspettare l’ora del pranzo o della cena per mangiare, contrariamente a quanto accade in Italia.


Mentre noi seguiamo il modello della dieta mediterranea, in America l’importante è invece la rapidità con cui si può consumare un pasto, per tornare così alla vita frenetica e ad i ritmi che si seguono giornalmente. Non importa cosa si mangia, basta che sia “fast”. Ed ecco che spopolano programmi di cucina veloce come “30 Minute Meals” della famosissima Rachel Ray, un programma appunto che spiega come preparare il pranzo in trenta minuti e catene di fast food come Mc Donald’s o Burger King che con i loro panini appetitosi offrono una soluzione rapida per il pasto.


Questi si sono diffusi da noi, trovando un ampissimo consenso da parte dei consumatori italiani, agli inizi degli anni ’90, avendo tutt’oggi un successo strepitoso soprattutto fra i giovani. Catene italiane come Burghy hanno tentato di emulare le “cugine americane”, andando però incontro a fallimento, poiché considerate solamente come cloni nostrani non rispecchianti il modello americano. 
In questi anni però, essendo cresciuto il livello di attenzione che ogni consumatore pone nei confronti di ciò che consuma quotidianamente, questi fast food sono stati demonizzati, considerati solo un ricettacolo di cibo spazzatura, certamente dannoso per la nostra salute ( Junk Food). Riscontrando successo tra i più giovani, non stupisce di certo, che negli U.S.A. si registri il tasso di obesità infantili più elevato del mondo, dando così credito a tutti gli studi condotti sulla nocività di queste catene.


Un altro settore che negli ultimi anni ha raccolto emuli specialmente in Italia, è quello della pasticceria. Come affermato nel primo capitolo, i nostri pasticceri e gelatai sono sempre stati considerati dei maestri in quest’arte, “esportando” le loro capacità prima in Europa e successivamente negli altri continenti.
 Oggigiorno però si sta verificando il fenomeno contrario: è nato il mito dei dolci americani. Waffle, pancake, muffin, cupcake, pie, cheesecake, brownie  e torte glassate con la pasta di zucchero, solo per citarne alcuni, sono i dolci che hanno avuto un seguito incredibile nel nostro paese. Io stessa mi cimento nella preparazione di questi, anche se rispecchiando l’uso eccessivo del burro tipicamente statunitense, non sono i dolci più salutari del panorama gastronomico. La moda di preparare quest’ultimi, nasce dalla diffusione nel palinsesto televisivo italiano, di programmi come “Cake Boss”  reality culinario su una pasticceria fondata agli inizi del ‘900 da un immigrato italiano ad Hoboken, città dello stato americano del New Jersey . Gestita ancora da una famiglia italo-americano, il negozio ripropone quasi fedelmente, le ricette dolciarie nostrane, difendendo il buon nome della nostra pasticceria, affiancando a queste la preparazione di torte in tipico stile americano. 


Ma in cosa consiste? Si distingue dallo stile italiano per l’usanza di ricoprire queste con una pasta di zuccherro, che può essere tinta con mille colori differenti. Questa conferisce alle torte un aspetto magnifico e da la possibilità di preparare vere opere d’arte. Vista la magnificenza di queste torte e la passione tipicamente nostrana per il “bello”, questo tipo di decorazione ha spopolato, creando e diffondendo anche nel Belpaese una nuova professione il “cake designer”, che ha il compito di creare per i clienti torte eccezionali per ogni tipo di evento, dai battesimi, ai compleanni e primi fra tutti i matrimoni. Il successo di questo è dovuto anche dalla facilità con cui si possono realizzare questi dolci, basta solo un po’ di creatività e confidenza con la pasta di zucchero ed il gioco è fatto! 


Grazie a dei consumatori sempre più attenti ad  un modello alimentare salutare, il numero delle persone che scelgono di seguire una dieta più equilibrata, vegetariana o vegana o di comprare prodotti biologici è aumentano vertiginosamente e questo ha comportato un calo nelle vendite delle catene di Fast Food, che devono combattere non solo tra loro stesse, visto il mercato competitivo, ma anche e soprattutto con uno stile di vita che sta prendendo una strada diversa dal decennio appena passato. 
Tendenza confermata da un’indagine del «Progetto Food», FIGHTING OBESITY THROUGH OFFER AND DEMAND, condotta su oltre 4.500 lavoratori di 6 Paesi europei  , che ha rivelato per esempio, che chi per il lavoro è costretto a mangiare fuori,  preferisce ad un pranzo rapido, uno consumato seduti almeno a una tavola calda se non al ristorante. Solo il 3 per cento del campione, in Italia ma anche all'estero, sceglie il fast food: gli altri optano per la mensa aziendale, quando c'è (prima scelta con il 36 per cento delle preferenze), o per ristoranti e pizzerie (26 per cento). 
È quindi in corso quella che si può definire una rivalutazione o rivincita del “buon cibo” e di una alimentazione corretta rispetto al cosiddetto “Fast Food”.